Lo sbiancamento dentale

Lo sbiancamento dentale

Lo sbiancamento dentale è un trattamento estetico molto richiesto, a notevole approccio conservativo, vantaggioso rapporto costo-beneficio, che consente di decolorare i composti organici responsabili delle pigmentazioni che macchiano i denti. Denti bianchi e sani rappresentano una delle caratteristiche estetiche più ambite e ricercate.

 

Le pigmentazioni evidenti dei denti non costituiscono un problema solo dal punto di vista cosmetico, ma possono rappresentare un handicap fisico fino al punto di generare una distorsione della propria immagine personale, con conseguente sfiducia in se stessi. Per tale motivo lo sbiancamento dentale ha trovato ampia diffusione diventando uno dei trattamenti estetici più popolari e di successo.

In questo articolo si tiene a precisare che lo sbiancamento dentale è un trattamento professionale, e per questo è fondamentale rivolgersi ad un dentista e non ricorrere al “fai da te”; non è mai conveniente affidarsi ai rimedi della nonna: azioni come passarsi il bicarbonato sui denti o usare le foglie di limone, alla lunga, danneggiano la struttura dentale in un processo di abrasione graduale. Dentifrici ad azione abrasiva, maschere con gel di perossido di carbammide, penne sbiancanti o striscette adesive sono tutti strumenti che aiutano a sbiancare i denti, anche se l’effetto non è duraturo come quello garantito dallo sbiancamento professionale. Poi ci sono i prodotti naturali come bicarbonato, salvia, miele, uva passa, carote, con i quali però è bene non eccedere se non si vuole ottenere l’effetto opposto.

Le pigmentazioni possono essere dovute a fattori intrensici e/od estrinseci.

Fattori intrinseci: Sono legate a lesioni della camera pulpare (emorragia intrapulpare, necrosi, calcificazione con deposito di dentina terziaria), terapia endodontica, difetti congeniti (fenilchetonuria, fibrosi cistica, iperbilirubinemia congenita, amelogenesi e dentinogenesi imperfecta), assunzione di farmaci (tetracicline, fluoro).

Fattori estrinseci: includono le pigmentazioni giallo-brune superficiali che interessano esclusivamente lo smalto. Sono legate al consumo di cibi, bevande, fumo di tabacco, alla scarsa igiene orale, al procedere dell’età (assottigliamento dello smalto e incremento della dentina).

Principio attivo: Perossido di idrogeno, perossido di carbammide (molecola organica che rilascia perossido di idrogeno e urea; al 10% equivale al 3,5% di perossido di idrogeno), perborato di sodio (mono-,tri- e tetra-idrato mescolato con perossido di idrogeno) e ossido di calcio.

Reazioni avverse

1.Aumento transitorio lieve/moderato della sensibilità dentale riscontrabile durante e dopo il trattamento nei 2/3 dei pazienti sottoposti a sbiancamento dei denti vitali, riconducibile ad una pulpite reversibile scatenata dall’agente sbiancante ed amplificata dalla disidratazione dentale. .

4.Alterazione temporanea del gusto. E’ possibile che il paziente riferisca di avvertire la sensazione di un gusto metallico immediatamente dopo lo sbiancamento e per alcune ore .

Prodotti sbiancanti fluorati

Il potere sbiancante dei prodotti arricchiti con fluoro non risulta compromesso rispetto ai prodotti tradizionali, né tanto meno la fluoroprofilassi post sbiancamento è in grado di inficiare il trattamento stesso. La remineralizzazione dello smalto trattato con agenti sbiancanti inoltre avviene più rapidamente e l’entità della perdita di sostanza dura è minore; pertanto i denti esposti a sbiancamento fluorato presentano maggiore resistenza alla dissoluzione acida (carie) rispetto ai denti non affatto sbiancati. L’applicazione topica preliminare di vernici al fluoro, dal canto suo, è efficace nel ridurre la disidratazione della dentina durante lo sbiancamento e quindi l’ipersensibilità.

Successo dello sbiancamento

La durata del trattamento e le aspettative sul risultato dipendono dall’eziologia delle macchie (difetti genetici o di sviluppo, cambiamenti relativi all’età, colorazioni estrinseche, aspetti intrinseci) e dalla diagnosi, così come dal prodotto scelto e dalla modalità di applicazione. In generale, le macchie scure rispondono bene allo sbiancamento, mentre le macchie bianche non subiscono cambiamenti, sebbene tendano a risultare meno evidenti perché il contrasto con i denti vicini si attenua. Utilizzando la tecnica dei trays (mascherine individuali), i denti normalmente sbiancano in un tempo compreso tra 3 giorni e 6 settimane. Le macchie di nicotina possono impiegare 1-3 mesi e le macchie da tetracicline 2-6 mesi o più di applicazione notturna. Il tipo di macchia ed il colore iniziale del dente vanno tenuti in considerazione; le pigmentazioni localizzate al colletto dell’elemento dentario, quelle di colore grigio scuro o blu e le discromie severe da tetracicline sono difficili da trattare.

Indagini preliminari: un esame clinico endorale completo delle radiografie necessarie rappresenta lo strumento che ci consente di formulare una corretta diagnosi e di utilizzare i prodotti sbiancanti in condizioni di sicurezza ottimale. Deve pertanto sempre precedere il trattamento sbiancante. La raccolta di informazioni utili (pregressa o attuale ipersensibilità dentinale, presenza di ricostruzioni, disfunzioni temporo-mandibolari, allergia al lattice, al silicone e a sostanze sbiancanti) ci può guidare nella scelta della metodica da preferire per ciascun paziente.

Scelta del prodotto: l’agente sbiancante ideale dovrebbe essere formulato a pH neutro. Il perossido di carbamide risulta più efficace durante le ore notturne in quanto l’urea provoca l’innalzamento del pH ai valori desiderati. Il perossido d’idrogeno presenta basso pH e breve durata d’azione. Pertanto le formulazioni sbiancanti contenenti perossido di idrogeno richiedono minor tempo di contatto ma un maggior numero di applicazioni e quelle contenenti perossido di carbammide impiegano pochi giorni ma esigono un maggior tempo di contatto. La scelta del prodotto, dunque, va confrontata con le abitudini e lo stile di vita del paziente, oltre che con l’eventuale ipersensibilità dentinale, il tipo di macchie e la presenza di lesioni cariose.

Ritrattamento: la necessità di un ritrattamento può variare notevolmente da 1-3 anni fino a più di 10 anni di distanza dallo sbiancamento iniziale.

Sbiancamento dei denti vitali

Lo sbiancamento esterno (extracoronale) viene realizzato applicando sulla superficie del dente da trattare il principio attivo in grado di diffondere all’interno dei tessuti duri, senza apportare danni enzimatici all’organo pulpodentinale. Dopo aver attentamente isolato i tessuti molli, l’agente sbiancante può essere adattato alla superficie da trattare.

Prima di procedere con qualsivoglia metodica di sbiancamento, è necessario eseguire un'accurata pulizia dentale (o detartrasi, che dir si voglia), allo scopo di rimuovere tartaro, placca ed eventuali pigmentazioni esterne!

Trattamento professionale alla poltrona: rappresenta la metodica di sbiancamento più comunemente seguita dagli operatori, richiede breve durata e garantisce risultati evidenti già dopo una sola seduta. E’ indicata per il trattamento della pigmentazioni generalizzate delle arcate dentarie o limitate ad aree specifiche di un singolo elemento dentario, come in caso di alcuni tipi di fluorosi, e può essere monitorata dallo specialista per tutto il corso del procedimento. Ha inoltre il vantaggio di poter essere interrotto in qualsiasi momento.Il trattamento alla poltrona può avvalersi della fotoattivazione con luce alogena, LED o laser e del metodo termocatalitico. Uno studio recente, condotto sulla variazione di temperatura intrapulpare associata a sbiancamento eseguito con perossido di idrogeno al 35%, ha messo in luce che l’attivazione Nd:YAG laser provoca il maggior innalzamento di temperatura (4,325°C) e l’attivazione LED il minore (0,975°C). Facendo riferimento ai risultati di un altro studio relativo agli effetti della variazione termica sulla polpa, è stato dimostrato che un incremento di 5,6°C può causare danni irreversibili (necrosi nel 15% dei casi).

Sbiancamento domiciliare: è la procedura di sbiancamento più comunemente riservata ai pazienti, sotto la costante supervisione dello specialista. La sua pratica metodica si avvale di trays individuali (mascherine in silicone morbido) riempiti con un gel veicolante perossido di carbammide al 10% (concentrazione approvata dall’ADA che ne garantisce l’uso sicuro ed efficace), generalmente indossati durante le ore notturne per circa 1-2 settimane.

Di seguito vi illustriamo i risultati di alcuni trattamenti svolti presso il nostro centro. I pazienti sono rimasti estremamente soddisfatti e cosa più importante, sono tornati a sorridere.

Sbiancamento dei denti non vitali (devitalizzati)

Lo sbiancamento intracoronale coinvolge la porzione coronale di elementi dentari trattati endodonticamente per rimuovere pigmentazioni intrinseche legate a emorragia pulpare, incompleta rimozione del tessuto necrotico, uso di materiali per il riempimento canalare a base di eugenolo o sali d’argento. Tale metodica si presenta semplice, conservativa, con vantaggioso rapporto costo-beneficio e risulta efficace anche dopo molti anni dalla terapia canalare o dalla comparsa della discromia. Dopo aver rimosso i materiali da otturazione endodontica dalla camera pulpare ed aver allestito una accorta protezione con materiali adesivi (cemento vetro-ionomerico) posti 1-2 mm apicalmente al margine gengivale libero, può essere alloggiato l’agente sbiancante capace di diffondere all’interno dei tubuli dentinali ossidando e sbiancando i pigmenti presenti. Il successo della terapia dipende principalmente dall’eziologia, dalla diagnosi corretta e dalla scelta della tecnica appropriata a ciascun caso. Lo sbiancamento intracoronale è definito anche “walking bleach” (l’agente sbiancante è lasciato in situ per alcuni giorni) è attualmente considerato il metodo di elezione in quanto richiede minor tempo alla poltrona, è più sicuro ed è più confortevole per il paziente.

Indicazioni

· pigmentazione di origine pulpare

· pigmentazione della dentina

· pigmentazioni che non rispondono al trattamento extracoronale.

 

 

 

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